E’ partito con un pensiero alle terre colpite dal sisma il nuovo incontro dell’associazione Articolo 3 “La Terra dimora sostenibile”, presso la Sala Figlia di Jorio, Palazzo della Provincia di Pescara.
“Siamo molto vicini alle vittime del terremoto – ha esordito Tara Gandhi, la nipote di Gandhi e portatrice in tutto il mondo della storia e del pensiero del nonno – In India quando apro il giornale trovo notizie di matrimoni importanti e tragedie ferroviarie e ambientali. Noi non conosciamo la mente e l’anima della natura, per questo dobbiamo salvarla, anche da noi stessi. Perché esistono poteri molto più alti di quelli che abbiamo noi. L’india ha accumulato in modo gigantesco l’inquinamento. Cosa si può fare per evitarlo? Parlarne e cambiare. In India diamo sempre colpa al governo, ma i cittadini sono responsabili e se vogliamo la libertà dobbiamo essere più disciplinati. E’ importante l’educazione dei bambini e dei ragazzi. Nel mio Paese ci sono tante donne e bambini che per qualche ragione non sanno scrivere e leggere, ma è cosa diversa da essere educati. Da oltre un anno sono tornate le lotte contro l’ingiustizia: cominciò con un uomo, venne a Nuova Dehli a fare digiuno contro la corruzione, ha digiunato a lungo e il governo gli ha fatto promesse che però non ha mantenuto e lui ha continuato, ma da solo. I movimenti che facciamo, li cominciano in buona fede e con tanta sincerità ma tornando a casa dimentichiamo tutto e solo pochi riescono a portarli avanti. Dovremmo avere coraggio e carattere per cambiare le cose, anche le piccole cose diventano molto grandi”.
“Qualcuno ieri parlando del terremoto titolava, la terra matrigna, io l’ho trovata una grande contraddizione perché se una colpa va ricercata, non è nella terra ma in altri – così Antonella Allegrino, presidente Articolo 3, presentando l’iniziativa – Carta della terra significa terra sostenibile sotto tutti i punti di vista: ambiente, natura, ma che passi e si compia attraverso un vivere civile che riaffermi principi di condivisione e crescita comune grazie alla diversità delle razze umane. Perché vivere comune è diventato vivere globale; non si può pensare di vivere bene da soli qui e ora, ma bisogna pensare di farlo guardando al dopo e a tutti quanti gli altri.”
“Avere una consapevolezza globale è diventato un imperativo – ha aggiunto Nitamo Montecucco, presidente Club di Budapest in Italia – Il Club fa parte di una consapevolezza globale: ogni cosa che facciamo non va vista in un mondo infinito, ma limitato in cui ogni azione ha un suo effetto. Una consapevolezza che parte da noi”. Un intento che parla di ricerche, di educazione, di sensibilizzazione che il Club, a cui aderiscono diversi premi Nobel, porta avanti a livello internazionale. “Sulla terra chi produce caos sono gli esseri umani che da anni hanno perso contatto con la terra e la sacralità della vita e hanno cominciato a fare devastazione, appropriandosi della terra come fosse propria – ha spiegato Montecucco, immergendo la platea in una dimostrazione pratica del metodo usato dal Club per produrre consapevolezza globale – E’ fondamentale instillare nelle persone che ogni volta che si legge un principio di cose belle, lo si possa pensare col cuore, si possa pensare di imparare per viverlo e realizzarlo, trasformarlo in opera creativa”.
“Gli esseri umani sono tutti collegati – ha aggiunto Carlo Baroncelli, docente di Scienze della Terra dell’Università Cattolica di Brescia introducendo la Carta della Terra – La nuova scienza ha scoperto che la teoria del’evoluzione non si è prodotta attraverso la competizione, ma attraverso la costituzione di reti, di unità. La Carta della Terra è un insieme di principi etici, un processo partecipativo, un documento non costruito a tavolino ma nato dal basso, dalla consultazione di rappresentanti di tutti i popoli della terra, anche di quelli che troppo spesso sono considerati relitti e restano inascoltati. Siamo un’unica comunità con un destino comune, perché come recita una delle regole auree della Carta, siamo tutti sulla stessa barca. Una consapevolezza condivisa nel mondo e che oggi dobbiamo riscoprire. Sono 16 principi, scritti con parole scelte e significative che rivelano il meglio di tante cose, dalle scoperte della scienza, alla spiritualità, all’etica. Noi uomini siamo formati da trilioni di cellule che hanno un obiettivo, la sopravvivenza, dobbiamo pensarci come una cellula che insieme condivide la propria esistenza con miliardi di altre al mondo, parte di un universo in evoluzione”.
“A Stoccolma nel 1972 per la prima volta si disse che il mondo doveva cambiare rotta, virando verso una vita sostenibile – Grazia Francescato, ambientalista e oggi ricercatrice – Allora Teddy Goldsmith, fratello di un inglese ricchissimo, portò una copia dell’Ecologist che proponeva un percorso per cambiare. Ci sono voluti vent’anni per arrivare alla conferenza di Rio, dove sono stati firmati dei trattati per tutelare la biodiversità e fermare il cambiamento del clima. Si capisce che sviluppo sostenibile significa fare un matrimonio fra economia ed ecologia, che s’ha da fare e subito. Le due parole hanno in comune il prefisso eco, dal greco casa, dobbiamo pensare alla casa comune che abbiamo. Dobbiamo integrare la dimensione ambientale, sociale ed economica, tenendo presente il sistema di limite. Negli ultimi 30 anni abbiamo consumato il 40 per cento delle risorse del pianeta acqua, suolo e metalli, provocando lo sconquasso odierno. Attraversiamo una crescita insostenibile a livello anche sociale perché pochi ingoiano il più delle risorse limitate al mondo. Per rimediare al disequilibrio tra giustizia ambientale e sociale bisogna far sposare economia ed ecologia, con scelte e comportamenti sostenibili che vadano verso l’efficienza energetica che si sposa bene con le energie rinnovabili (che produce 155.000 posti di lavoro annui), con l’agricoltura biologica (che riguarda un bilione di ettari), alimentazione sana da una terra sana e con un turismo sostenibile (in crescita del 7 per cento l’anno). Mettere quindi insieme le ragioni del lavoro e quelle dell’ambiente. Le ultime generazioni possono essere capaci di farlo, ma per riuscire serve una cultura diversa, un salto di qualità comportamentale: nel 2012 finirà un mondo, quello delle cose e dovrà cominciare un mondo umano, culturale ed etico”.
“Tornare al respiro – l’invito di Edvige Ricci, ambientalista e portavoce di diverse associazioni impegnate nella tutela ambientale – tutelando gli esseri viventi che ci consentono di respirare, alberi, piante, proteggendo l’acqua di cui noi stessi siamo portatori. Dovremmo conquistare una vita più consapevole e profonda per arrivare ad essere più docili con noi e con il mondo”.
All’incontro hanno assistito diversi studenti dell'Istituto “Di Marzio – Michetti” di Pescara, area servizi sociali, accompagnati dal Prof. Armando Fragassi. Inoltre, ha partecipato una delegazione di piccoli rappresentanti della “nuova scienza” della Scuola Media “Mazzini” di Pescara, che grazie al progetto “Scienza under 18”, affidato alla professoressa Carla Antonioli in collaborazione con l’associazione “Donneincampo”, ha dato una lezione concreta di sostenibilità a genitori e concittadini.